martedì 27 maggio 2014

Cultura a #Bologna 2 – Il Teatro del Navile, culla di cultura indipendente

Il Teatro del Navile è uno dei preziosissimi laboratori culturali bolognesi. Non lontano da Piazza Nettuno, si trova in una laterale dell'elegante via D'Azeglio. Un po' nascosto, in effetti, va cercato. Anche in questo sta il suo fascino. Sembra voglia accamparsi in pieno centro storico ma proteggendo la propria unicità.

Non ci si accorgerebbe del suo piccolo ingresso se, camminando per via Marescalchi, a un certo punto non si alzasse lo sguardo e per caso non si incrociasse la scritta “Teatro del Navile”. Si entra e subito si scende una stretta gradinata che conduce a un foyer caldo e accogliente, che sa di intimo. Ancora qualche scalino e si raggiunge lo spazio teatrale, che ospita fino a una settantina di posti vicinissimi al piccolo palcoscenico su cui si potrebbe salire d'un balzo. La distanza tra artista e spettatore è annullata in questo luogo che sa di parigino e di orientale e a cui Nino Campisi e Lucio Dalla hanno ridato vita.

lunedì 19 maggio 2014

Docufilm - “Biografreak” di Emanuele Angiuli: Freak Antoni si racconta

Non è stato solo l'anima degli Skiantos. Nella sua vita eccentrica e accidentata ne ha combinate davvero tante Roberto “Freak” Antoni, a cui è dedicato il documentario Biografreak di Emanuele Angiuli (2013) presentato al Biografilm festival dello scorso anno. Il film non rende conto per intero della biografia di una personalità originale ed eclettica come quella dell'artista bolognese, ma, almeno, ci offre interessanti squarci. A noi spettatori, se incuriositi, approfondire i molteplici e e sorprendenti filoni della sua attività. Il film “incompiuto” invita dunque alla scoperta di Roberto Antoni, che ci ha lasciato il 12 febbraio scorso, ma è anche una sorta di ultima “performance-conversazione”. Un lascito.

È stato infatti Roberto Antoni, già malato, a voler girare questo piccolo film su di sé per «fermare la sua biografia», come confessa in uno dei tanti giri in macchina che costellano il documentario, metaforici di quella «faccenda delicata» e in continuo movimento che è la vita. «Una casa senza tetto», per citare le sue parole. Non fosse che per un motivo, come ci insegna il nostro “freak”: a 30 anni si pensa di aver capito tutto; a 40 ci si accorge che della vita si sapeva poco; non che le cose cambino a 50 anni; si arriva così ai 60 con la sensazione di non aver «centrato l'essenza del vivere».

lunedì 12 maggio 2014

Docufilm - “No Burqas Behind Bars” di Nima Sarvestani

Nella prigione di Takhar le donne afghane si sentono libere e protette, perché No Burqas Behind Bars: “non ci sono burqa dietro le sbarre”, e non vi domina la violenza di cui il burqa è simbolo.

Il documentario, prodotto nel 2012 ma tuttora in viaggio per sale e festival di tutto il mondo, non è l'opera prima ma certo la più rischiosa che Nima Sarvestani abbia mai girato. Nato nel 1958 in Iran, dove ha svolto per anni la professione di giornalista, il regista ha deciso di trasferirsi in Svezia nell'84. Nel Paese scandinavo, tre anni dopo ha fondato una casa produttrice di film di testimonianza e denuncia. Come No Burqas Behind Bars, che ci permette di entrare – ed è caso senza precedenti – in un carcere afghano di una zona rurale a forte influenza talebana.

In locandina, una donna di spalle, vestita di un rosso splendente, è rivolta verso un cancello chiuso. Il suo volto non si vede: è assente, o obbligato a nascondersi. Ma quello è il cancello di una prigione in cui la donna sta entrando o da cui sta uscendo? Lei prova paura o gioia e sollievo? Domande legittime, però mal poste, nel contesto dell'Afghanistan post-talebano. Le donne afghane non vogliono entrare in prigione, ma hanno paura a uscirne. Niente sembra cambiato, almeno in certe enclaves.

martedì 6 maggio 2014

“Il colore è una variabile dell'infinito” di Roberta Torre

Ho la sensazione che con Il colore è una variabile dell'infinito (Baldini&Castoldi, 2014) Roberta Torre abbia voluto rimpossessarsi di una parte del proprio passato, cercando di far combaciare i pezzi di un puzzle familiare dai risvolti drammatici, ma a cui lei riesce a infondere colore e leggerezza. L'autrice mi sembra aver intrapreso un viaggio emotivo in un pagina gloriosa ma anche oscura della sua storia per elaborarla in modo costruttivo e creativo. Quell'esplosiva creatività che la caratterizza come regista e drammaturga di talento, ed evidente anche a uno sguardo superficiale al suo brillante blog. È dal 2011, del resto, che è in gestazione il lungometraggio Rose e matematica di cui Il colore è una variabile dell'infinito non è una sceneggiatura, ma un'elaborazione narrativa, forse necessaria.

Il libro è ispirato alla figura del nonno Pierluigi Torre, matematico geniale a cui la nipote dà voce in prima persona. È lui a raccontare per rapidi e poetici squarci la sua infanzia serena nella semplice famiglia di pescatori di Vieste, il piccolo comune sulle coste pugliesi dove il bambino giurerebbe di aver visto pesci volanti sorvolare le acque affascinandolo per sempre con l'incanto del loro movimento agile e veloce.

lunedì 5 maggio 2014

Docufilm - "Tim's Vermeer": come non riscoprire Vermeer, ma conoscere meglio l'America

È possibile scoprire il segreto della pittura di Vermeer? Quella sua resa stupefacente dei dettagli? Il mistero della sua luce? Non fornirà certo una risposta il Tim's Vermeer di Teller presentato al Toronto International Film Festival del 2013. Ma dico subito che il documentario è divertente oltre che educativo. Ora vi spiego perché.

Essendo proiettato in contemporanea alla mostra La ragazza con l'orecchino di perla, allestita a Palazzo Fava di Bologna e aperta fino al 25 maggio prossimo, pensavo che il film conducesse a qualche inaudita visione o scoperta sul genio olandese. Mi sono invece ritrovata immersa nella fantastica avventura di quel geniale inventore che è il texano Tim Jenison. Avreste mai pensato di poter correre su pattini a rotelle spinti da una ventola appositamente modificata sulla vostra schiena? O di giocare con una tarma elettronica che gira per la vostra stanza alla ricerca di luce? Se è questo che desiderate, rivolgetevi a lui. Di tempo libero oggi ne ha davvero tanto, dopo aver fondato la NewTek, Inc.

Ma Mr. Jenison ha sempre avuto un'ossessione inconscia che alla fine è esplosa: voleva capire la pittura di Vermeer, anzi dipingere un Vermeer, pur non avendo mai preso in mano un pennello.