Non
è stato solo l'anima degli Skiantos. Nella
sua vita eccentrica e accidentata ne ha combinate davvero tante
Roberto “Freak”
Antoni,
a cui è dedicato il documentario Biografreak
di
Emanuele Angiuli (2013) presentato al Biografilm festival dello scorso anno.
Il film non rende conto per intero della biografia di una personalità
originale ed eclettica come quella dell'artista bolognese, ma,
almeno, ci offre interessanti squarci. A noi spettatori, se
incuriositi, approfondire i molteplici e e sorprendenti filoni della
sua attività. Il film “incompiuto” invita dunque alla scoperta
di Roberto Antoni, che ci ha lasciato il 12
febbraio
scorso, ma è anche una sorta di
ultima “performance-conversazione”.
Un lascito.
È
stato infatti Roberto Antoni, già malato, a voler girare questo
piccolo film su di sé per «fermare la sua
biografia»,
come confessa in uno dei tanti giri in macchina che costellano il
documentario, metaforici di quella «faccenda delicata» e in
continuo movimento che è la vita. «Una casa senza tetto», per
citare le sue parole. Non fosse che per un motivo, come ci insegna il
nostro “freak”: a 30 anni si pensa di aver capito tutto; a 40 ci
si accorge che della vita si sapeva poco; non che le cose cambino a
50 anni; si arriva così ai 60 con la sensazione di non aver
«centrato l'essenza del vivere».
Roberto
Antoni fu un
«ragazzo di cortile» nato in una «metropoli di provincia»,
come lui stesso definisce Bologna. Lo vediamo in foto che lo
ritraggono bambino col viso sempre imbronciato; adolescente con
quello sguardo già scaltro; universitario del DAMS pensieroso e
lucido. In lui, a colpire sono sempre gli occhi profondi, che
sembrano vedere o cercare una meta; quella pensosità concentrata,
incubatrice di idee e sane follie, che ha di certo alimentato il
suo particolare senso
dell'umorismo, giocato sullo spiazzamento e sul rovesciamento delle
aspettative.
Perché se l'umorismo gli era nel sangue, si raffinerà col tempo,
grazie alla frequentazione di artisti come Tondelli e Pazienza, di
professori come Umberto Eco e di personali approfondite letture.
Il
bambino che, di fronte al tipico problema di matematica “Se da un
rubinetto cadono tot gocce in tot minuti, quante ne cadono in tot
ore?”, rispondeva “Chiama un idraulico”, si laurea con Gianni
Celati sui Beatles. L'Antoni prolifico in battute come «Nella vita è
importante che gli altri ti vengano ti vengano incontro, così puoi
spostarti in tempo», riconosce in Aspettando
Godot di Beckett la sua visione dell'esistenza. Il “Freak” che nel
'75 dà vita, per un suo «delirio suo personale»,
agli Skiantos, un gruppo musicale che doveva risultare
«inaccettabile», «una mina vagante e impossibile da riprodurre»,
sarà anche creatore di personaggi spiazzati e disarmati come Astro
Vitelli, scrittore (ricordo qui solo Non
c'è gusto in Italia a essere intelligenti e
Badilate di
cultura),
attore, personaggio dei fumetti di Andrea Pazienza e tanto altro.
Sarà
solista, alla fine, quando gli piacerà esibirsi accompagnato solo da
un pianoforte, con in mano uno spartito di John Cage a cui, al
termine della performance, dà fuoco.
Ma, mentre canta o declama, ogni parola sembra provenga da uno scavo
nel profondo ed esprimere molto più di quanto dice. È una parola
pluri-stratificata, che echeggia citazioni silenziose lanciate al
pubblico affinché, forse, le colga. Perché, per “Freak” Antoni,
la parola «può
salvarti la vita»,
oltre che «suggerire nuove visioni del mondo».
Insomma,
Roberto “Freak” Antoni è molto più che il fondatore degli
Skiantos,
per i quali forse è più noto al grande pubblico. E lo si può
comprendere. Il gruppo ha importato il punk in Italia e, insieme a
pochi altri, ha
dato vita a un rock originale, autoctono italiano, un unicum
insomma: il rock demenziale, espressione musicale e linguistica dello
spirito contestatore e dissacratorio della seconda metà degli anni
'70.
È attraverso tutte le sue poliedriche esperienze che Roberto Antoni ci urla «Sono un ribelle, mamma». Biografreak ce lo conferma.
È attraverso tutte le sue poliedriche esperienze che Roberto Antoni ci urla «Sono un ribelle, mamma». Biografreak ce lo conferma.
(già, con varianti, qui: http://www.sulromanzo.it/blog/docufilm-biografreak-di-emanuele-angiuli)
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