sabato 1 novembre 2014

Docufilm - “Point and shoot” di Marshall Curry

Point and shoot. “Prendi la mira e spara”, ma anche “punta l'obiettivo e filma”. Il titolo del documentario di Marshall Curry, presentato in anteprima italiana nella rassegna Mondovisioni all'ultimo Festival di Internazionale, è volutamente ambiguo. Oggi vi parlo, in effetti, di un film dai molteplici livelli di lettura che si intrecciano in modo efficace tra loro al limite della cerebralità. Si tratta, insomma, di un'opera raffinata. Non sorprende che abbia vinto il Tribeca Film Festival e che abbia ricevuto il Premio Speciale della Giuria al Little Rock Film Festival e all'Independent Film Festival Boston. 

Partiamo dal livello più semplice, che intreccia biografia e reportage politico. Point and shoot racconta la storia del nerd Matt VanDyke, 27 anni all'epoca delle riprese e originario di Baltimora, U.S.A. Lo vediamo, nelle prime inquadrature, presentare il suo equipaggiamento: due coltelli, giubbotto antiproiettile, casco fornito di videocamera. Si scopre poi, dalla sua intervista a Curry, che è stato un bambino viziato (figlio unico di un figlio unico di un figlio unico), che è sempre stato molto solitario e che è affetto da un DOC (disturbo ossessivo-compulsivo). Le manifestazioni spaziano da fobie lievi come l'ossessione per la pulizia al terrore di far male per sbaglio. Guidando la macchina, per esempio, Matt si trova costretto a fermarsi: ha la sensazione di aver investito qualcuno.