martedì 24 giugno 2014

Cultura a #Bologna 4 – La Libreria delle Moline

Oggi voglio raccontarvi qualcosa della storica Libreria delle Moline. È un luogo prezioso in cui trovano ospitalità reading dei vivaci gruppi letterari bolognesi e presentazioni di libri che vale sempre la pena conoscere. Ma è anche speciale per la sua storia. 

Il suo nome deriva dalla via delle Moline che la ospita al n. 3, sotto i bei portici che conducono direttamente alla via Zamboni dell’Università. La Libreria si trova proprio immersa nella vivacità dell’ambiente giovanile e culturale bolognese. 

Se la visiterete, entrerete in uno piccolo spazio che non ha nulla a che vedere con i saloni immensi e i meandri delle grandi catene, né con le loro vetrine piene di bestseller. Laggiù in fondo, qualche gradino vi condurrà a un breve corridoio rivestito di libri, e poi al seminterrato, il “salotto” per gli appuntamenti d’autore, a cui si assiste circondati da volumi che si possono sfogliare nell'attesa. La Libreria delle Moline vi circonda di libri: è impossibile non sentire l'impulso a sfogliarli.

lunedì 23 giugno 2014

Docufilm - “Lei disse sì” di Maria Pecchioli

È Lei disse sì ad aver vinto sia il Premio per il miglior documentario italiano sia il Premio del pubblico al Biografim Festival 2014. Si potrà essere o meno d'accordo, ma le ragioni del duplice riconoscimento ci sono.

Iniziamo con la storia, che racconta il percorso verso il matrimonio di Lorena e Ingrid (per metà svedese), dall'annuncio a parenti e amici fino all'evento speciale in una Svezia dalla natura splendente, in cui alle coppie omosessuali sono riconosciuti diritti fondamentali come l'unione civile e religiosa.

Lei disse sì ha poi un'interessante preistoria. È il successo di un processo crossmediale iniziato quando le due giovani hanno deciso di aprire un videoblog per raccontare il loro viaggio verso un matrimonio insieme privato e politico. Con allegria e qualche imbarazzo, hanno così cominciato a filmarsi, supportate dalla regista Maria Pecchioli. Al blog è seguita una pagina Facebook. Il suo successo di pubblico ha attirato l'attenzione del quotidiano «la Repubblica», che ha chiesto a Lorenza e Ingrid di tenere un blog in 2-d. A questo punto è iniziato il crowdfounding su Produzioni Dal Basso che ha portato alla realizzazione del documentario. Un bel percorso, tutto in ascesa oltre che ripetibile.

Perché tanto riscontro da parte del pubblico del web? Evidentemente riprendere un matrimonio lesbico, anzi il proprio matrimonio, genera curiosità, può essere fonte di rispecchiamento, ma soprattutto mostra gli effetti dei tabù culturali che l'arretratezza della società italiana non è ancora pronta a superare.

giovedì 19 giugno 2014

Gianni Biondillo presenta il suo diario di viaggio "L'Africa non esiste"

L’Africa non esiste (Guanda, 2014) di Gianni Biondillo ha un titolo provocatorio che è in sé un invito alla lettura. In più, è un libro che davvero merita di essere letto.
Ho avuto la fortuna di assistere alla sua presentazione in occasione del Biografilm Festival 2014, che prevede anche un salottino culturale dal nome intrigante: “Tagliere letterario”. Grazie anche alla presenza dello scrittore Antar Mohamed del gruppo Wu Ming 2 (che ha dato alle stampe il bel volume Timira. Romanzo meticcio nel 2012 per i tipi di Einaudi), l’incontro è stato talmente ricco di riflessioni e spunti che ho deciso di condividerli con voi. Chissà che non riesca a convincervi a leggere un libro che Gianni Biondillo ha definito «necessario».

L’Africa non esiste è un originale “diario di viaggio”, come lo ha definito il noto scrittore di gialli, ma anche redattore del blog Nazione Indiana e autore di saggi su Pasolini e Proust. Racconta infatti dei viaggi in Africa intrapresi da Biondillo al seguito di varie ONG. Cinque capitoli sono dedicati a ognuno dei Paesi visitati: Ciad, Etiopia, Eritrea, Egitto e Uganda; ne seguono altri due che raccontano viaggi immaginari nel deserto del Sahara e nel cuore del Mali.
Senza adottare lo sguardo del giornalista che va alla ricerca di notizie né quello dello scrittore che cerca cenacoli intellettuali o autori autoctoni da conoscere, l’autore si è immerso nella realtà africana dopo essersi promesso quanto segue: «Non ti permettere di piangere. Non ne hai il diritto. Ridi». E credo abbia mantenuto la parola, anche grazie al suo approccio aperto, attento e curioso, ricco di umanità e sensibilità, di autoironia e di disponibilità alla messa in discussione dei propri riferimenti.

lunedì 16 giugno 2014

Docufilm - "The good life" di Niccolò Ammaniti

Si intitola The Good Life il documentario con cui Niccolò Ammaniti debutta alla regia. Per molto tempo, ha raccontato nella sua Masterclass rivolta agli studenti della Biografilm School venerdì scorso, hanno cercato di convincerlo a prendere in mano la videocamera, sempre senza successo. Ma alla fine qualcuno ci è riuscito: tre anni fa ha cominciato a prendere forma un progetto e lo scrittore ha accettato la proposta dell'ormai defunta Current di girare un documentario sull'India. Grazie all'intervento della casa produttrice Videomante, si è così arrivati a The Good Life, presentato in anteprima nazionale nella Sezione Italiana del Biografilm Festival 2014.

Diciamo subito che già la presentazione in puro stile Ammaniti è stata divertente e illuminante. Il Direttore del Festival Andrea Romeo ha scherzosamente rimproverato lo scrittore, la produttrice Erica Barbiani e il direttore della fotografia Stefano Saverioni perché retrocedevano troppo verso lo schermo rischiando di trovarsi a breve dietro le quinte. La produttrice si è giustificata con un sorriso: «siamo un trio così improbabile...». Come darle torto? Ma siamo nel mondo di Ammaniti, che poi con le sue battute ha subito introdotto gli spettatori all'atmosfera del suo documentario.

sabato 14 giugno 2014

Ecco i vincitori di Biografilm Festival 2014

Sono stati annunciati nella serata di ieri i vincitori del Concorso Internazionale del Biografilm Festival 2014 (di cui si parlerà ancora qui, prossimamente).

Piacevole sorpresa: per l'occasione, Skype ha permesso la consegna virtuale del David di Donatello a Roberto Minervini per il suo Stop the Pounding Heart, vincitore del premio come miglior documentario.
Il regista è infatti impegnato negli Stati Uniti con le riprese del suo prossimo lungometraggio incentrato sulla Louisiana del Nord, dove i fertilizzanti vengono riconvertiti in anfetamine. Insieme alla sua famiglia, sta dunque condividendo vite dure e violente. «Che riempiono e svuotano», ci ha detto dall'armadio dove si è rifugiato per non svegliare suo figlio. Attendiamo il lavoro finito...


Ma ecco i vincitori di Biografilm Festival 2014:

Menzione speciale a The Punk Singer di Sini Anderson (U.S.A., 2013)

Richard Leacock Award a Jalanan di Daniel Ziv (Indonesia, 2013)

Best Life Tales Award a Dangerous Acts - Starring the Unstable Elements of Belarus di Medeleine Sackler (U.S.A./Regno Unito/Bielorussia, 2013)

Best Biografilm Award a Ai Weiwei: The Fake Case (Danimarca/Cina/Regno Unito, 2013) di Andreas Johnsen

Celebration of lives Award a Jimi Hendrix: All Is By My Side (Regno Unito/Irlanda/U.S.A., 2013) di John Ridley


Stasera altro giro di premi, mentre le proiezioni continuano fino al 16 giugno. E dopo il 16 sarà il turno delle repliche. Occhio alla programmazione di Biografilm dunque.


martedì 10 giugno 2014

Cultura a #Bologna 3 – La Cineteca di Bologna

Non si può parlare di Bologna senza che il pensiero corra alla Fondazione Cineteca presieduta da Marco Bellocchio e diretta da Gian Luca Farinelli. Parliamo dunque di cinefilia ma anche di un format che molti hanno già fatto proprio, come rivela lo stesso Direttore, e di una professionalità che ha portato l'ente a un indiscusso prestigio nazionale e internazionale. Forse qualcuno si ricorderà di Farinelli che sale sul palco di Cannes, uno dei tanti festival che apre le braccia agli eccellenti restauri della Cineteca. Ma i riconoscimenti vengono anche da oltreoceano: la Fondazione è riuscita a farsi strada nel difficile mercato americano da quando il MOMA di New York ha accolto i suoi film restaurati nella retrospettiva dedicata a Pasolini del 2012.

Quali i punti di forza della Cineteca di Bologna? La qualità del restauro, in primo luogo. Poi l'impegno nella produzione e distribuzione dei lavori propri e altrui, anche sfruttando la digitalizzazione; la pubblicazione di volumi preziosi come il recente racconto inedito di Chaplin Footlight; la rete di relazioni con enti e festival di tutto il mondo. E non dimentichiamo, pur nella raffinatezza e accuratezza delle proposte, la volontà di offrire cultura alle fasce più diversificate di pubblico e la stretta interazione col territorio. In un'intervista del 2013 rilasciata al «Corriere di Bologna», Farinelli dichiarava che «la sfida è il coordinamento». Su questa linea il Direttore si è mosso, e con ottimi risultati.

Docufilm - “Finding Vivian Maier” di John Maloof e Charlie Siskel

Finding Vivian Maier non è facile. Parola di John Maloof, giovanissimo storico di Chicago e regista, insieme a Charlie Siskel, del pluripremiato documentario presentato nella sezione Best of Fest di Biografilm Festival 2014. E che non sia facile non ci dispiace affatto. Del resto, grazie al nostro fortunato ricercatore, forse già conosciamo quanto basta della fotografa di strada che lo stesso Maloof ha casualmente scoperto nel 2007, quando comprò a una casa d'asta lo scatolone più grande in vendita quel giorno. Alla ricerca di materiali per un suo libro sulla storia di Chicago, non immaginava di trovare uno scrigno di foto e rullini mai sviluppati di un'artista di talento che, nonostante sia ancora snobbata da grandi istituzioni come il MOMA, sta ottenendo apprezzamenti entusiastici da parte del pubblico e di certa critica.

Sullo scatolone c'era solo la scritta “Vivian Maier”. Nessuna notizia su di lei era reperibile su Google. Ma i suoi scatti erano arte. Abituato a scandagliare materiali d'epoca, il ventiseienne Maloof se ne era accorto subito. Ma chi era la fotografa? Lo storico inizia la sua ricerca, di cui il documentario rende conto trasmettendoci tutto l'entusiasmo del ricercatore curioso.

lunedì 9 giugno 2014

"Jalanan" di Daniel Ziv in anteprima europea al Biografim Festival 2014

Jalanan, in gara al Concorso Internazionale di Biografilm Festival 2014, è costato al regista Daniel Ziv cinque anni di riprese per le strade di Jakarta. Fatti degni di essere raccontati non capitano ogni giorno, ci ha spiegato... Poi è seguito un altro anno e mezzo di lavorazione del film. Ma ne è valsa la pena: l'opera ha vinto il prestigioso Busan International Film Festival 2013, e ora è approdata a Bologna in anteprima europea.

Jalanan significa “Streetside” (“Dalla parte della strada"), che è la prospettiva adottata da Daniel Ziv. Trasferitosi a Bali 15 anni fa, il giornalista, studioso del mondo asiatico e appassionato di documentari, conosce certo l'Indonesia. Ma ha deciso di farla raccontare agli indonesiani. Almeno così ha affermato. E, dal punto di vista strettamente narrativo, possiamo essere d'accordo con lui.

Benché il documentario riveli chiaramente la sua firma, Ziv ha voluto “dare voce a chi dà voce”, cioè ai musicisti di strada. Ci ha rivelato che, prima di girare, non ha voluto stendere nessuna scaletta, né si è imposto messaggi preconfezionati da trasmettere. Ha anche escluso la possibilità di una voce fuori campo, troppo estranea al mondo della strada. Elemento di raccordo tra gli "atti" del film è, infatti, il panorama di una Jakarta immensa, schiacciata sotto un cielo ora infuocato ora di piombo, invaso da nuvole e tornado spettacolari e terrificanti che sostano, lassù, immobili.

sabato 7 giugno 2014

Jimi Hendrix apre il Biografilm Festival 2014


Biografilm Festival 2014 si è aperto all'insegna di Jimi HendrixUn magnifico regalo per gli appassionati del mito di Seattle, ma anche un'occasione per innamorarsi, per chi non ne fosse ancora stregato, della sua personalità (fuori e sopra il palco) e della sua chitarra selvaggia e raffinatissima, tutta scariche, flussi ed esplosioni di energia, potente e fluida: un'appendice del corpo ma anche un totem stupendo a cui unirsi in amplessi elettrici. Hendrix la accarezza e la strofina, la percorre con le sue dita veloci e avide, ne fruga le corde coi denti, la struscia contro le casse: le chiede sempre di più per un istinto irrefrenabile di ascesi erotico-catartica. Chi non ricorda Hendrix a Monterey muoversi sulla chitarra come su una donna e pregarla di dargli di più? E poi bruciarla e lanciarne pezzi a un pubblico prima affascinato dal carisma di un musicista che sembrava voleva estrarre dal suo strumento tutti i suoni possibili, poi esterrefatto, quasi spaventato dalla potenza della performance?

Jimi Hendrix è stato un genio della chitarra elettrica, di là dagli stereotipi che lo ingabbiano nel binomio “droga e sesso” e che sono parte integrante del suo mito. Era però misconosciuto fino a quel primo concerto rock internazionale che si svolse a Monterey nel 1967. Cosa era accaduto prima? Lo racconta Jimi: All Is By My Side di John Ridley (noto per il suo recente 12 anno schiavo) e prodotto da Danny Bramson, presente in sala.

lunedì 2 giugno 2014

Docufilm - “L'albero tra le trincee” di Alessandro Scillitani

L'albero tra le trincee racconta il viaggio di Paolo Rumiz lungo i sentieri della prima guerra mondiale. Lungo “il” fronte (non più “la” fronte, come volle Mussolini) in cui si scontrarono italiani e austriaci.

Nel 2013, con l'aiuto di un bastone munito di una punta sottratta a un'arma nemica, il giornalista della «Repubblica», accompagnato dal regista Alessandro Scillitani, ripercorre i camminamenti a strapiombo sul vuoto tracciati dai nostri soldati ed entra nelle «fortezze incavernate» scavate nelle montagne.

Da triestino, «figlio bastardo di una città austriaca per quattro secoli», Rumiz incontra testimoni, storici e “recuperanti” di resti e cimeli di un conflitto che l'Impero pensava di risolvere con qualche colpo di artiglieria. Beffa nella tragedia, lo scontro sul fronte orientale avrebbe potuto davvero concludersi in poche settimane. Gli austriaci erano pochi. Sembravano molti perché si spostavano in continuazione. Ma gli italiani non lo sapevano. Così ebbe inizio la guerra di logoramento, ma anche di massacri pianificati.