È
Lei
disse sì
ad
aver vinto sia il Premio per il miglior documentario italiano sia il
Premio del pubblico al Biografim
Festival 2014. Si potrà essere o meno d'accordo, ma le ragioni del duplice
riconoscimento ci sono.
Iniziamo
con la storia, che racconta
il percorso verso il matrimonio di Lorena e Ingrid
(per
metà svedese), dall'annuncio a parenti e amici fino all'evento
speciale in una Svezia dalla natura splendente, in cui alle coppie
omosessuali
sono riconosciuti diritti fondamentali come l'unione civile e
religiosa.
Lei
disse sì
ha
poi un'interessante preistoria. È
il successo di un processo crossmediale
iniziato
quando le due giovani hanno deciso di aprire un videoblog
per
raccontare il loro viaggio
verso un matrimonio insieme privato e politico.
Con allegria e qualche imbarazzo, hanno così cominciato a filmarsi,
supportate dalla regista Maria
Pecchioli.
Al blog è seguita una pagina Facebook.
Il suo successo di pubblico ha attirato l'attenzione del quotidiano
«la Repubblica», che ha chiesto a Lorenza e Ingrid di tenere un
blog
in 2-d.
A questo punto è iniziato il crowdfounding su Produzioni
Dal Basso
che
ha portato alla realizzazione del documentario. Un bel percorso,
tutto in ascesa oltre che ripetibile.
Perché tanto riscontro da parte del pubblico del web? Evidentemente riprendere un matrimonio lesbico, anzi il proprio matrimonio, genera curiosità, può essere fonte di rispecchiamento, ma soprattutto mostra gli effetti dei tabù culturali che l'arretratezza della società italiana non è ancora pronta a superare.
Ma c'è anche il documentario in sé che, nella sua semplicità ed essenzialità, riesce ad emozionare. Viviamo con Lorenza e Ingrid il loro viaggio in macchina dall'Italia alla Svezia. Ascoltiamo parole pronunciate in primissimo piano da volti bellissimi e innamorati. Sono confessioni intime e delicate che ci avvicinano alle due giovani senza che ne accorgiamo, finché, con sorpresa, non ci scopriamo emozionati e non ci sembra di essere presenti, anche noi, al matrimonio e all'intenso discorso finale di Ingrid, che riassume lo spirito con cui Lei disse sì è girato.
Perché tanto riscontro da parte del pubblico del web? Evidentemente riprendere un matrimonio lesbico, anzi il proprio matrimonio, genera curiosità, può essere fonte di rispecchiamento, ma soprattutto mostra gli effetti dei tabù culturali che l'arretratezza della società italiana non è ancora pronta a superare.
Ma c'è anche il documentario in sé che, nella sua semplicità ed essenzialità, riesce ad emozionare. Viviamo con Lorenza e Ingrid il loro viaggio in macchina dall'Italia alla Svezia. Ascoltiamo parole pronunciate in primissimo piano da volti bellissimi e innamorati. Sono confessioni intime e delicate che ci avvicinano alle due giovani senza che ne accorgiamo, finché, con sorpresa, non ci scopriamo emozionati e non ci sembra di essere presenti, anche noi, al matrimonio e all'intenso discorso finale di Ingrid, che riassume lo spirito con cui Lei disse sì è girato.
Non
pensate di assistere a critiche e contrapposizioni aperte o a
drammatizzazioni retoriche o gridate. Il montaggio seleziona scene di
un quotidiano che si svolge tra tante risate e qualche lacrima, con
leggerezza e tanto senso dell'umorismo.
Credo che, di là dal suo serio messaggio politico, il successo di Lei disse di sì risieda proprio nella capacità di raccontare la storia di due donne che si sono conquistate un futuro diverso col sorriso che proviene dal sentirsi amate e stimate, dalla condivisione di momenti privati e pubblici speciali con amici, dove mancano parenti da cui si è ricevuto un rifiuto. E penso che dipenda anche da quell'amore e da quel senso di solidarietà che permeano tutto il documentario e che permettono di vincere le sfide inaggirabili per una persona o una coppia omosessuale.
Credo che, di là dal suo serio messaggio politico, il successo di Lei disse di sì risieda proprio nella capacità di raccontare la storia di due donne che si sono conquistate un futuro diverso col sorriso che proviene dal sentirsi amate e stimate, dalla condivisione di momenti privati e pubblici speciali con amici, dove mancano parenti da cui si è ricevuto un rifiuto. E penso che dipenda anche da quell'amore e da quel senso di solidarietà che permeano tutto il documentario e che permettono di vincere le sfide inaggirabili per una persona o una coppia omosessuale.
Eppure,
da questo punto di vista, Lei
disse sì
è
anche un film universale sulla forza e sui sentimenti, sulla
fragilità e sull'importanza di relazioni
sociali
forti.
Voglio
concludere raccontandovi una scena, quasi all'inizio del film. Una
mamma annuncia che al figlio che Ingrid e Lorenza si sposeranno in
Svezia. Il bambino chiede: «Perché non Italia?». «Perché in
Italia due donne non possono sposarsi.» «Perché? Mamma, dimmi,
dimmi perché!» Non c'è risposta. Ecco un altro dei motivi per
vedere Lei
disse sì.
(già, con varianti, qui: http://www.sulromanzo.it/blog/docufilm-lei-disse-si-di-maria-pecchioli)
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