Mi
chiedo quale nome ti ha dato, la tua mamma preziosa,
forse
ti ha chiamato berhan, mia luce.
forse
ti ha chiamato haben, mio eroe. forse quisanet, riposo.
oppure
il tuo nome è hawet? Vittoria.
dimmi
piccolo ti ha forse chiamato col nome della sua speranza, la sua
aspirazione o il suo sogno?
o
forse col nome del fratello che ha perduto o del padre da tempo
andato.
forse
ti ha chiamato col nome del deserto attraversato o della terra
lasciata indietro.
Forse
ti ha chiamato col nome della terra in cui eri diretto. dimmi piccolo
qual è il nome che tua
madre
ti ha dato... perché io non posso sopportare che tu venga chiamato
numero 92.
Si
intitola Numero
92 ed
è opera di Selam
Kidane.
È
solo uno
degli 85 componimenti scritti da 69 poeti nelle lingue più diverse
e confluiti in Sotto il cielo di Lampedusa,
edito da Rayuela Edizioni
con prefazione di Erri De Luca.
Dopo
la prima nazionale a Bologna, la raccolta poetica sarà
presentata
a
Milano il 21 marzo, e poi a Bolzano. Per
essere aggiornati sugli appuntamenti che sono sicura seguiranno,
non perdetevi questo link.
La mia (e non solo) speranza è che molte siano le
presentazioni del volume. Sono certa che tanti vogliono ascoltare
le voci dei sopravvissuti
al 3 ottobre 2013,
al
naufragio che tutti ricordiamo e all'azione militare-umanitaria dello
Stato italiano.
BREVE
E CURIOSA STORIA DI UN'INIZIATIVA CIVILE ED EDITORIALE
Mi
sento di esprimere un ringraziamento sincero a chi si è impegnato
nella raccolta dei versi
dei migranti e dei poeti italiani
che hanno voluto esprimere la loro solidarietà e
indignazione di fronte all'ennesimo caso di violazione
dei diritti umani.
Poeti
italiani
ma anche poeti
internazionali,
chiamati a raccolta grazie a 100 Thousand Poets for Change e alla loro rappresentante bolognese
Pina
Piccolo.
Per
chi non sapesse di cosa sto parlando,
una minima ma doverosa nota. 100 Thousand Poets for Change è
un
movimento
di
origine americana nato nel 2011 grazie a Michael
Rothenberg
e Terri
Carrion. Convinti
che la poesia possa avere un valore
politico (nel senso più proprio e puro del termine), i due scrittori
hanno lanciato un appello: perché non creare una rete di artisti
uniti dalla volontà di testimoniare, denunciare o urlare
l'urgenza di cambiamenti sociali, economici, culturali, ambientali, politici?
L'invito è stato accolto: l'associazione
coinvolge oggi circa 600 poeti attivi in 115 paesi,
organizzatori intraprendenti di eventi aperti alle più varie forme d'arte.
Anzi, se voleste farne parte, ecco pronto il link.
Ma torniamo a Bologna dove, grazie a Pina Piccolo, arrivano componimenti da tutto il mondo — anche sulla realtà della migrazione e, in particolare, sulla durezza dei viaggi migratori — in vista di una "tre giorni" di letture poetiche (che, tra l'altro, porterà alla pubblicazione di un'antologia). Solo una settimana dopo, la tragedia di Lampedusa. Parte un'email collettiva che chiama di nuovo a raccolta i poeti del movimento. Lo scopo è consegnare i loro testi alle organizzazioni eritree e somale. Senonché nasce l'idea di una lettura pubblica, a cui partecipano eritrei anche con testi propri.
Grazie al web, l'iniziativa acquista risonanza: agli sforzi di 100 Thousand Poets for Change si uniscono quelli di Carte Sensibili, Versante ripido e Il Golem Femmina. Nasce così un e-book, ospitato sul sito di GLOB011. Due settimane dopo, Milton Fernandez, fondatore di Rayuela Edizioni, avanza la proposta di una pubblicazione cartacea.
L'ANTEPRIMA
NAZIONALE A BOLOGNA
Fernandez
era presente alla prima bolognese. Tra un pubblico attento e
coinvolto, c'era anche Raffaele Salinari, Presidente di Terre
des hommes. Ma
nella
foto vedete il microfono nelle mani di Pina Piccolo. Accanto
a lei, rappresentanti di Freedom and Justice e
di Eritrean Youth Solidarity for National Salvation (a
cui andrà il 10% delle vendite dell'antologia).
Eric
Awo, Peter, Sheif (Freedom and Justice);
al
microfono Pina Piccolo |
La
presentazione del volume è stata, infatti, ricca e movimentata. Non
solo letture, ma anche testimonianze
toccanti si sono succedute nella sala di un luogo "speciale",
l'ex-scuola
Merlani,
edificio marcescente e abbandonato prima che un gruppo di migranti
riuscisse, col supporto di associazioni locali, a ottenere dal
Comune di risiedervi, realizzando così il
primo caso di autogestione in Italia.
Straordinaria
(e magari da ripetersi?) l'esperienza. Un gruppo di nigeriani in fuga
dalla Libia in guerra approda in Italia nel 2011. Dopo due anni, lo Stato
decide che per loro l'“emergenza” è terminata. I ragazzi
finiscono per strada. Per fortuna ci sono associazioni "creative",
che "ci credono" e si muovono. Risultato? Viene fondata Freedom and Justice e l'edificio demaniale
è ora il luogo in cui risiedono i nigeriani. Certo, hanno dovuto rimettere in sesto con le loro mani
l'immobile. Ma hanno camere abitabili, una cucina, e la sala
in cui si è svolta la presentazione. Ci sono anche gas, luce e
acqua, che pagano di tasca propria. Esempio di quello che
si può fare se una società davvero civile si attiva.
Diversa
è la storia di Abraham (a destra nella foto),
rappresentante
di EYSNS
(Eritrean
Youth Solidarity for Salvation). Lui è
fuggito dal suo Paese per non vivere da prigioniero sotto una
dittatura che, nella sostanza, impone un servizio militare a vita inculcandoti l'idea che «devi
essere spaventato». Una vicenda dura, la sua, come quella di tanti giovani migranti. Una vicenda che ha raccontato non solo ai presenti, ma anche agli studenti attentissimi di alcune scuole bolognesi.
Milton Fernandez |
Fernandez
ci ha raccontato di amare
l'idea che persone vaghino senza cercarsi, ma per trovarsi.
Convinto che «la
poesia sia un'arma carica di futuro»,
il suo interesse è rivolto a quelli che egli ha definito «poeti
senza ombelico»:
poeti
con gli aperti sul mondo, non concentrati ossessivamente sul loro
privatissimo mondo interiore; poeti che agiscono attraverso le loro
parole. Come stupirsi che Rayuela abbia dato alle stampe Sotto
il cielo di Lampedusa?
A
cui ora lascio la parola.
Un
confine per segnare la linea
in
una retta si chiude perfetta
in
una traccia
su
un figlio senza abbracci
senza
identità né case a cui ritornare.
Risuona
dentro il confine
un
ferro di catena
che
non s’infrange
ma
che siano o no gli scogli
a
frantumare
le
invisibili frontiere
a
quelli che levano gli occhi al cielo
con
i piedi di polvere
il
rebus delle migrazioni sfinisce le mappe
in
piedi
sulla
riva
nomi
che vogliono vivere ancora
in
piedi
saldi
fra polvere e quel nuovo approdo. [...]
(Meth
Sambiase)
[...]
Come giudicheremo l’omicidio?
Di
fantasmi?
Di
vite senza nomi?
Di
vite senza corpi?
È
una storia che ci riguarda
(Patrizia
Dughero)
[...]
Perché nulla sapevamo della vostra vita
quando
il mare rabbrividì di sangue
e
volevamo abbracciarvi,
ma
l’abbraccio si gelò tra le braccia
quando
il sangue si mescolò al mare
e
anche la nostra umanità si ritrasse, respinta,
di
fronte all’orrore di chi condanna a morire
colui
che ritiene colpevole di essere nato
dalla
parte sbagliata del vento, del mare, del mondo
(Valeria
Raimondi)
In
sella ai nostri anni migliori
sfidiamo
il mare
scrutando
rotte
di
mille altri destini alla deriva
l’approdo
è un azzardo
alle
porte di Lampedusa
altre
storie verranno a galla
impigliate
nelle reti dei pescatori
l’enfasi
lasciamola ad altri esodi
noi
siamo solo profughi
protagonisti
della cronaca
e
clandestini alla storia.
(Mohamed
Malih)
[...]
Riportate la memoria a questa gente, e diteli che anche loro solo
ieri
eran smarriti in terre straniere.
Per
favore diteci il nome di codesta civiltà che tiene rinchiuse le
persone
come animali.
Dove
siete umanità? Vi stiamo aspettando!
Mi
hanno detto mettiti una giacca come quando si va al matrimonio
e
una camicia bianca, così ti si vede e sembri anche più pulito,
ho
fatto tutto ma loro non so dove siano.
Per
favore, per favore, venite a prenderci prima che faccia buio
(Antar
Mohamed Marincola)
[...] Solo in sogno mi risveglio in un prato
e rido e rido
E mi risveglio a casa
(Leila Falà)
Per una più ampia anticipazione della raccolta, visitate http://cartesensibili.wordpress.com/2014/02/22/sotto-il-cielo-di-lampedusa-mi-chiamo-nessuno-fernanda-ferraresso/
Per una più ampia anticipazione della raccolta, visitate http://cartesensibili.wordpress.com/2014/02/22/sotto-il-cielo-di-lampedusa-mi-chiamo-nessuno-fernanda-ferraresso/
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