Di
certo non sorprende la volontà di offrire maggiore visibilità ai
festival che si svolgono in Europa o in Paesi che hanno stretto
accordi con l'UE in merito. L'EFA, nata nel 1952, può dirsi
soddisfatta per aver ampliato il numero dei suoi membri da 15 a più
di 100. Può anche essere orgogliosa che gli enti provengano da 44
Paesi differenti. Ma è anche consapevole che può e deve giocare
meglio la sua “carta europea”. Se in effetti scorriamo l'elenco dei membri dell'EFA,
rimaniamo stupiti dal numero
limitatissimo di associazioni europee coinvolte.
Di enti italiani organizzatori di festival,
ne contiamo solo dieci, e mancano molti di quelli più conosciuti e
autorevoli. La
piattaforma potrebbe, dunque, attirare l'attenzione di ulteriori
operatori pubblici e privati.
Prospettiva che non può che far gola alla CE. Chiamiamola “questione
di convergenza di interessi”.
Il Presidente della Commissione Cultura e Istruzione Doris Pack ha però anche affermato: «Grazie a EFFE, potremo sottolineare l'importanza dei festival come catalizzatori di una visione artistica nuova e di progresso sociale». Dunque, stavolta nel bando c'è qualcosa in più.
Il Presidente della Commissione Cultura e Istruzione Doris Pack ha però anche affermato: «Grazie a EFFE, potremo sottolineare l'importanza dei festival come catalizzatori di una visione artistica nuova e di progresso sociale». Dunque, stavolta nel bando c'è qualcosa in più.
Guardiamo
infatti allo specifico della call
per la Piattaforma per i Festival
Europei.
Ritroviamo certi noti requisiti per la candidatura. L'invito è
aperto a enti sia pubblici sia privati, che siano attivi da almeno
due anni nel settore e abbiano sede in almeno 15 Stati Membri. Il
co-finanziamento non potrà superare l'80% del budget. Anche gli
obiettivi
rideclinano in parte i generali propositi culturali dell'UE.
- Favorire la visibilità dei festival a forte carattere europeo, per sviluppare una coscienza identitaria attraverso la valorizzazione degli apporti locali o regionali degli Stati Membri;
- Realizzare una programmazione europea unica, incoraggiando partnership tra pubblico e privato;
- Organizzare festival in varie località per promuovere e presentare i nuovi artisti;
- Favorire lo scambio di esperienze e know-how tra i direttori artistici provenienti da tutta Europa;
- Attivare strategie di coinvolgimento e ampliamento del pubblico.
I
festival dovrebbero anche puntare sull'interdisciplinarità.
Ma c'è quel di più cui accennavo.
Tra gli obiettivi, si legge: «approfittare
del potenziale dei festival per massimizzarne il contributo alle
varie politiche dell'Unione quali l'innovazione, l'inclusione
sociale, l'istruzione e il dialogo interculturale».
Ecco l'aspetto sociale e formativo, da sviluppare in armonia e
complementarietà con le politiche UE, che rende sfidante e
interessante questo bando, di una portata potenziale non presente in
altri più mirati.
Per
i curiosi o gli interessati, rimando al link della call
per la Piattaforma
per i Festival Europei,
che
scadrà
il 26
giugno 2014.
C'è un po' di tempo per progettare e cercare partner,
oltre per accettare in
toto la
sfida UE.
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