venerdì 17 ottobre 2014

Cultura a #Bologna 11 – Il Centro Amilcar Cabral

Oggi vi racconto del Centro Amilcar Cabral di Bologna, centro di ricerca e biblioteca di altissimo valore non solo per il capoluogo emiliano-romagnolo. Il suo nome deriva dal Cabral che fu tra i principali artefici dell'indipendenza della Guinea-Bissau e ideologo del processo di decolonizzazione africana.

Nato nel 1974 per volontà del Comune di Bologna, il Centro Amilcar Cabral si dedica alla ricerca sulle grandi problematiche contemporanee che coinvolgono Asia, Africa e America Latina, ma la sua attenzione è rivolta anche al mondo della cooperazione internazionale, dei diritti umani e della storia dell'incontro tra Oriente e Occidente.

Docufilm - "La guerra contra las mujeres" di Hernán Zin

La guerra contra las mujeres di Hernán Zin, vincitore come miglior produzione internazionale al Terradituttifilmfestival, denuncia lo stupro come tattica di guerra. È un documentario forte, costato al regista tre anni di riprese nei 10 Paesi in cui ha incontrato le donne protagoniste del film. Attraverso i loro sguardi, i loro corpi, le loro voci, prende così vita un panorama agghiacciante.

Già lo sono i dati statistici forniti. In Bosnia, tra il 1992 e il 1995, sono state 40 000 le donne violate. In Congo, tra il 1999 e il 2013, 200 000 donne hanno subito uno stupro di guerra. Tra il 1985 e il 2006, l’Uganda ha visto 4000 bambine sequestrate e violentate. Nel solo 1994 in Ruanda si contano tra le 250 000 e le 500 000 donne oggetto di violenza.

Dietro questi numeri ci sono anime, e voci e corpi che emergono dal buio, scagliati come pietre contro la nostra coscienza distratta o offuscata. Voci e corpi come quelli di Leila a cui viene chiesto: "Parla di quello che ti fa male". Fa parte della cura: il silenzio uccide quello che già non è morto.

venerdì 10 ottobre 2014

Docufilm - “Alphabet” di Erwin Wagenhofer

Come crescere i nostri figli? Quale scuola progettare per loro? Alphabet di Erwin Wagenhofer ci invita a riflettere bene prima di rispondere a queste domande. Si tratta dell'ultimo documentario di una trilogia iniziata con We feed the world del 2005 (dura critica nei confronti dell'industria alimentare) e proseguita con Let's make money del 2008 (sul mondo della finanza).

Intenzionato a girare un film sull'educazione, il regista ha incontrato il liutaio, compositore e giornalista André Stern, che di sé dice: «Sono un bambino di 43 anni». La sua esperienza è raccontata nel libro autobiografico Non sono mai andato a scuola (Nutrimenti, 2014). Consapevole di aver vissuto un'infanzia eccezionale, afferma che essa è stata, in realtà, «la più naturale del mondo». La sua educazione si è basata sui metodi del padre Arno Stern, educatore tedesco che ha aperto a Parigi nel 1949 il Coslieu, un atelier di pittura per bambini in cui svolgeva il ruolo non di insegnante, bensì di “assistente alla pittura” (professione inventata da lui). Studioso del fenomeno della “formulazione”, ha sviluppato metodi di “educazione creatrice” condivisi dalla moglie, che ha, infatti, deciso di abbandonare il suo lavoro di insegnante nelle scuole.

Ora André Stern è anche direttore dell'iniziativa Männer für morgen [Uomini per domani] per volontà del professor Gerald Hüther, ricercatore di neurobiologia avanzata. Il suo obiettivo non è criticare a priori l'istituzione "scuola", bensì divulgare la propria esperienza e contribuire a una riconsiderazione del concetto di "educazione" col supporto di argomentazioni scientifiche. Citando le sue parole, «il mio lavoro è recuperare la fiducia nel bambino», che non nasce stupido o intelligente né tale rimane tutta la vita.

domenica 5 ottobre 2014

Cultura a #Bologna 10 – La Casa di Khaoula


A Bologna esiste una piccola biblioteca molto speciale: La Casa di Khaoula. Non è né la Salaborsa né l'Archiginnasio: il suo scopo è educare all'interculturalità. Purtroppo, molti cittadini non la conoscono, anche perché è situata nel Quartiere Navile, circondata quasi dal nulla. Insomma, non è in pieno centro. È invece vicinissima al Quartiere Bolognina, oggi zona ad alto tasso di immigrazione.

La biblioteca prende il nome da una bambina marocchina di 10 anni. Accadde che Khaoula si trasferisse alla Bolognina con la famiglia, dove, però, non riusciva a trovare luoghi in cui studiare. Chiese allora al Quartiere Navile se lì per caso vi fossero spazi disponibili. La sua richiesta non si perse nel vuoto: col tempo, fu presa la decisione di creare una sala di lettura per bambini nel parco dell'Ippodromo Arcoveggio.

venerdì 3 ottobre 2014

Docufilm – “La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno” di Angelo Ferracuti e Paolo Marzoni

La neve nera. Luigi Di Ruscio ad Oslo, un italiano all'inferno ci regala l'occasione per ricordarci di uno scrittore di valore, marginale ed eccentrico, ribelle e sempre politico. Non so quanti lo abbiano letto, benché abbia ricevuto – e a ragione – gli elogi di letterati acuti come Quasimodo e Porta, Fortini e Majorino, Roversi e Volponi. Il documentario girato da Paolo Marzoni su soggetto dello scrittore Angelo Ferracuti e prodotto da Maxman Coop, ha dunque il primo merito di accendere i riflettori sulla vita e sulla produzione di un autore raffinato che scriveva dopo lunghe e dure giornate in fabbrica.

Lo hanno chiamato “poeta-operaio”. Questione di mode critiche e ideologismi. Per Di Ruscio, la definizione è troppo stretta. In fabbrica lo scrittore dovette lavorare per mantenere i suoi quattro figli, senza potersi concedere né un'uscita al cinema né un bicchierino al bar. È anche vero – sono parole sue – che, «senza l'avanzata della classe operaia, non avrebbe potuto scrivere». Ma l'autore marchigiano è un artista “puro” o non potrebbe affermare che «la gioia della poesia è solo poesia».