Per
fortuna c’è molto di più della critica alla civiltà americana
in Guardami, secondo romanzo della statunitense
Jennifer Egan (minimum fax, 2012). Ché altrimenti ci
sarebbe da annoiarsi un po’, soprattutto dopo certa grande
scrittura visionaria e sperimentale (da Thomas Pynchon a David Foster
Wallace).
Leggiamo:
«L’astrazione; la standardizzazione; il collasso dello spazio e
del tempo... fu l’inizio della modernità!»; «Dai alla gente un
boccone di qualcosa di cui le resterà la voglia per tutto il resto
della vita, e non ci sarà bisogno di combatterla. Si consegnerà
spontaneamente. Era questo il complotto americano» (realizzato
attraverso i media); «la cecità attuale derivava da un eccesso di
visione: apparenze scollegate da ogni sostanza reale, lasciate a
galleggiare sul nulla, al servizio di nulla».
Si
parla dunque della civiltà dell’immagine (che raggiungerebbe
l’acme con il
reality
show iper-realista
e alienante)
e della colonizzazione
culturale americana
(considerata ben più insidiosa di quella politica ed economica
perché strisciante e subdola colonizzazione psichica). Però manca
una riflessione originale al riguardo.
Nel
romanzo si prefigurano anche rischi di attacchi terroristici
contro i simboli della potenza statunitense.