Quaderni gitani è una trilogia di documentari diretti dal regista italo-canadese Giovanni Princigalli e dedicati ai Rom rumeni di Bari.
Rumeni: perché i Rom possono provenire anche dall'ex-Yugoslavia, ad
esempio. Di Bari, per le origini del regista e per le istituzioni
coinvolte, in primis la locale Università degli Studi. E Bari anche perché il primo film, Iapigia Gagi,
risale al 2003, ossia a due anni dallo sgombero forzato della comunità
Rom di Iapigia, il quartiere del capoluogo in cui trovava l'unico campo
abusivo.
Tuttavia, i tre lavori di Princigalli,
ora disponibili in un cofanetto che include una raccolta di saggi di
docenti universitari, critici cinematografici e rappresentanti dei Rom, sono metaforici di una realtà nazionale. Si parte da una Bari che, nel 2001, era uno dei pochi capoluoghi a non prevedere campi autorizzati per i Rom,
in un'Italia che, in contrasto con le linee del Parlamento comunitario,
non riconosceva il Romanes come lingua: una presa di posizione
culturale specchio di un'intenzione politica. Ma quella Bari è l'Italia
contemporanea, che – in certi suoi strati – nei confronti dei Rom rivela
un'incomprensione, mista a paura e disprezzo, che non riserva a
nessun'altra etnia di immigrati.
Il punto è che, di là dalla particolare situazione politico-culturale italiana, la cultura Rom rimane un mistero.
Se ne ignora la storia. Non si comprendono le richieste di asilo
politico o di case in cui non piova. Si è convinti che i Rom siano un
popolo nomade che ha nel sangue il furto, il rapimento e l'elemosina.
Non si sa che i Rom romeni di Iapigia hanno lasciato il loro Paese dopo
il crollo del regime di Ceauşescu,
la cui dittatura garantiva loro una discreta possibilità di
sopravvivenza (cioè una casa e un lavoro). Quella casa che in Italia i
Rom non hanno, e quel lavoro che in Italia è un nero sottopagato che si
lascia per appostarsi ai semafori, dove si guadagna di più. Questo,
almeno, sostiene un rappresentante Rom intervistato in Iapigia Gagi.
Vogliamo credergli o dubitiamo delle sue parole?
Uno dei motivi dell'interesse del documentario di Princigalli consiste
proprio in questo: il regista scompare per lasciare spazio ai
Rom e alle loro canzoni, che fondono ritmi e melodie tradizionali con
problematiche moderne. Non pone domande, ma ascolta.
Non condanna né è interessato a ritrarre la sporcizia, il degrado e
l'illegalità in cui i Rom vivrebbero. È interessato alle persone. Il suo
è uno sguardo antropologico e umano. Non vi sono
nemmeno mitizzazione né tentativi di giustificare o anche solo spiegare
certe ambiguità e scivolosità della cultura Rom e dei Rom incontrati. In
Iapigia Gagi è la comunità Rom a raccontarsi.
Allo spettatore il compito di osservare
volti, gesti, abiti e usi; di ascoltare le parole; di percepire ciò a
cui i lineamenti dei volti e le pieghe nascoste delle frasi sembrano
rimandare: un'emozione trattenuta, un'inquietudine repressa, un
senso di vergogna o di colpa al percepirsi diverso rispetto all'altro,
che – seppure in silenzioso e rispettoso ascolto – sta proprio di fronte.
Dunque, Iapigia Gagi esplora un
mondo, obbliga lo spettatore a mettersi in gioco e a porsi domande. E
pone problematiche ancora vive a 15 anni dall'ideazione del
documentario. Anche per questo i saggi critici inclusi in Quaderni gitani non sono un corredo esornativo, ma costituiscono utili strumenti di approfondimento.
Nell'inedito Ligia (2014),
lo sguardo di Princigalli si concentra su una sola donna, moglie del
portavoce della comunità, che racconta di sua figlia in prigione e del proprio desiderio di vivere in una casa dopo anni trascorsi in baracca.
Ma una vera perla è La mela rossa,
sempre del 2014. Si tratta di una docufiction che ha partecipato a
numerosi festival ed è stata premiata ai Rencontres Cinématographiques
de Dignes-les-Bains. Due giovani Rom interpretano sé stessi il primo
giorno di scuola. Si muovono nella loro realtà nota, reinventando le
loro reazioni all'ingresso in una dimensione che farà loro scoprire il
razzismo. È un viaggio emozionante nel cuore di due ragazzi e nella
crudeltà del quotidiano. Davvero merita la visione.
Se volete ascoltare le parole di alcuni Rom, guardate i documentari di Princigalli. Quaderni gitani sono un ottimo inizio per cominciare a sciogliere quei nodi che impediscono di pensare a una possibile convivenza.
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