mercoledì 10 dicembre 2014

Docufilm - “Concerning violence” di Göran Hugo Olsson

Concerning violence è un viaggio nel mondo della colonizzazione dal punto di vista di un colonizzato, secondo la studiosa Gayatri Chakravorty Spivak. È lei a presentare un film crudo, prezioso (per le interviste e le immagini d'archivio) e violentissimo, benché non vi sia quasi traccia di immagini cruente.

Coproduzione internazionale diretta da Göran Hugo Olsson, il documentario ripercorre le fasi della colonizzazione europea in Africa (dal Burkina Faso al Mozambico, dalla Rhodesia all'Angola). Si attraversano, così, le tappe della conquista, dell'insediamento dei coloni (accompagnato da operazioni di varia “civilizzazione” e indottrinamento) e dello sfruttamento neocolonialista che non uccide più (non conviene: serve manodopera). In parallelo, si assiste alla cancellazione delle identità culturali locali. Ma la conclusione è costruttiva. L'Africa che ha perduto sé stessa, per costruirsi una nuova identità deve attingere a modelli non europei. Serve, insomma, «un nuovo essere umano», che Olsson ci permette di intravedere in embrione.

Concerning violence è un documentario di forte impatto ed efficacissimo nel renderci partecipi della violenza brutale di un colonialismo con cui l'Europa dovrebbe fare i conti fino in fondo. Dovrebbe farli, soprattutto, con l'humus politico e culturale che ne ha permesso lo sviluppo.

Il film di Olsson è un film militante. Non dobbiamo sorprenderci, essendo ispirato e dedicato a uno dei più noti e importanti ideologi della decolonizzazione, Frantz Fanon. Nel 1961, a soli 36 anni, più precisamente nelle ultime dieci settimane di vita del martinicano ormai vicino alla morte per leucemia, stende I dannati della terra (Einaudi, 2007).

Fanon è stato un pensatore controverso. Riteneva che il povero fosse costretto alla violenza, vista come l'unica risposta possibile data l'assenza di risposte e la legittimazione della violenza coloniale. Anzi, secondo il filosofo, la violenza ha un potere liberatorio perché solleva il colonizzato dalla sua condizione di impotenza, permettendogli di recuperare il suo amor proprio. Oggi (più che allora, forse) potremmo rileggerlo per acquisire una più lucida consapevolezza di quanto accaduto, delle conseguenze del colonialismo sulle popolazioni che ne furono vittime e per riflettere su come si possa reagire alla violenza organizzata di stato.

Di Fanon è l'espressione “Terzo Mondo”, che non ha nulla dell'accezione spregiativo-diminutiva con cui spesso gli occidentali la pronunciano, bensì è rivendicazione orgogliosa di un'Africa di cui è stupenda allegoria la giovane donna senza braccia su cui l'occhio di Olensen (insieme al nostro) indugia a lungo, attratto e incantato dalla sua potenza figurativa e poetica.

Non si pensi, dunque, a Concerning violence come a un documentario che mostri in modo voyeuristico la violenza o che, tanto meno, la inciti. È un film che fa riflettere sulla violenza coloniale e, in verità, su ogni forma di violenza su piccola e, soprattutto, su larga scala. È un film che parla molto alla nostra contemporaneità, dunque. Quando, quanto e in quali modi può essere inflitta violenza e come vi si può reagire, a livello individuale e collettivo?

Che la violenza aperta sia assente può essere un segno (controcorrente) di rispetto e decoro, ma anche una chiave di lettura. Il film intende anche (forse soprattutto) essere, del resto, una denuncia dell'arroganza e dell'ipocrisia europee, il cui spettacolo ci apparirebbe misero e grottesco, se non avesse condotto e non conducesse a esiti fatali. Scorrono immagini e parole di colonizzatori che dialogano con estratti dai Dannati della terra letti dalla cantante e attivista Lauryin Hill e che costituiscono il punto di partenza, sebbene parziale, della riflessione di Fanon. La violenza trae origine e nutrimento dal vuoto senso di superiorità (ben strumentalizzato) e dagli pseudo-valori eurocentrici di cui si sono ammantate la politica e la cultura del nostro continente. Il sangue e le ferite non ne sono che la conseguenza. Non è, dunque, necessario esporli.

Il documentario di Olsson è disponibile anche su youtube. Guardatelo, perché Concerning violence ci riguarda, e molto da vicino.


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