Volete
sapere come scrive Orhan Pamuk? È stato lo stesso autore turco a
rispondere a questa domanda, almeno in parte ma in modo alquanto
suggestivo, nel corso della sua prima Lectio Magistralis tenutasi il
7 febbraio scorso presso l'Università di Bologna.
Dopo
una breve presentazione, Umberto Eco, in giacca e cravatta arancione,
si è allontanato col suo bastone (è reduce da un piccolo incidente,
pare) per lasciare spazio alla voce dello scrittore che, oltre a essere
Premio Nobel per la Letteratura 2006, è anche un affascinante
conversatore.
Osservate
dunque queste immagini, che lo stesso Pamuk ha proiettato sul grande schermo alle sue spalle.
È così che l'autore
ha deciso di raccontare sé come scrittore e i suoi romanzi, e per una pluralità di ragioni.
Di certo, possiamo definire a pieno titolo Pamuk uno
scrittore visivo. Anzi, bulimicamente visivo; affascinato e ossessionato da linee e tratteggi prepotenti (non dai colori chiassosi a cui un turista distratto e superficiale
assocerebbe la sua Istanbul); dalla stessa tessitura di foto, mosaici,
dipinti (Impressionismo e Postimpressionismo i suoi primi grandi
amori); dall'ekphrasis.