venerdì 4 aprile 2014

Intervista a Salla Simukka: approda in Italia con “Rosso il sangue” la scrittrice finlandese pubblicata in 40 Paesi

In Italia non è ancora conosciuta, ma grazie alla Mondadori lo sarà presto. Parlo di Salla Simukka, la giovane autrice finlandese di thriller per ragazzi di cui, dal prossimo maggio, sarà possibile leggere Rosso il sangue. Si tratta del primo volume della Trilogia di Biancaneve, che ha riscosso uno straordinario successo internazionale. Infatti, dopo il prestigioso Premio Topelius 2013 per i romanzi Without a trace e Elsewhere, Salla Simukka ha visto i suoi ultimi tre lavori pubblicati in 40 Paesi. Anzi, 41: l'ultimo aggiuntosi alla lista è il Vietnam. In attesa dell'uscita del suo primo romanzo in Italia, l'abbiamo incontrata alla Bologna Children's Bookfair 2014.

Quando hai iniziato a scrivere?
Avevo nove anni quando ho pensato per la prima volta che avrei voluto essere una scrittrice. Ho cominciato così a scrivere le mie storie. Ma avevo 18 anni quando ho partecipato a un concorso per scrivere un romanzo per adolescenti. Quello è stato il mio primo libro pubblicato, nel 2002. In italiano il titolo sarebbe più o meno Quando gli angeli guardano altrove.

Cosa ti ha spinto a prendere la penna in mano?
Ho letto molto da bambina, ma mi piaceva anche creare le mie storie, l'idea che potevo creare qualcosa che anche altri potevano creare. Questo mi ha fatto continuare a scrivere. Dato che mi piaceva tanto leggere, volevo essere io a offrire agli altri la stessa esperienza, lo stesso divertimento che io provavo leggendo.

Ci sono autori che ti hanno ispirato?
Soprattutto autori scandinavi come Astrid Lindgren e Tove Jansson, ma anche Le cronache di Narnia e Il signore degli Anelli, naturalmente.

I temi che ami trattare sono la solitudine, la difficoltà nei rapporti interpersonali, la difficoltà di fidarsi di qualcuno, il coraggio. Perché sei così legata a queste tematiche?
Penso perché si tratta di tematiche che appartengono molto al mondo degli adolescenti, anzi sono universali.

Non sei forse stata ispirata anche dalla realtà in cui hai vissuto, in particolare dalla cultura finlandese?
Sì. Penso che in Finlandia gli adolescenti si sentano piuttosto soli molte volte nella loro vita, perché noi incoraggiamo i giovani a essere indipendenti, a volte in modi che li lasciano soli. E questo li influenza molto.

Perché questa indipendenza è così importante?
Forse, è una strategia di sopravvivenza. Abbiamo passato tempi difficili in Finlandia. È come voler ricordare a noi stessi che ognuno deve stare in piedi da solo.

Come vedi gli adolescenti di oggi nel tuo Paese?
Io penso che siano cambiati grazie a internet e alla possibilità di essere connessi più facilmente. Anche se vivi in un piccolo paese e ti senti diverso, hai internet e puoi trovare altri giovani che la pensano come te, che ascoltano la tua stessa musica, che leggono i tuoi stessi libri...

Perché hai deciso di scrivere romanzi per adolescenti?
È iniziato quando ho scritto il mio primo romanzo, perché avevo 18 anni: ho scritto del mondo in cui vivevo e che conoscevo. Poi ho continuato, ma senza averne la volontà precisa. Quando ho l'idea per un romanzo, non penso: “Devo scrivere per bambini o per giovani o per adulti”. Ma scrivere per l'adolescenza mi interessa, perché dai 14 ai 25 anni succedono così tante cose nella vita di una persona, nella sua identità, nel modo in cui vede il mondo, in cui si relaziona agli altri. Penso che questi siano gli anni che rendono una persona quello che è.

Without a trace
La dimensione dell'altrove, dell'ignoto da affrontare, è presente in tutti i tuoi romanzi, anche se in modi diversi. Ad esempio, in Without a trace (2012) la protagonista Emmi, che ha 15 anni, sente di non avere nulla e non sa ancora chi è. I suoi genitori non si curano di lei e non ha amici. Decide allora di fuggire, per essere almeno “la ragazza scomparsa”. Questo ti ha probabilmente portato a scrivere thriller, come per una sorta di espansione.
Sì. Lumikki Andersson non riesce a fidarsi di nessuno a causa del suo passato. Ha avuto pessime esperienze con gli altri. Quindi vuole cavarsela da sola e fare tutto da sola. Questo la rende il personaggio perfetto per un thriller, dove il protagonista deve essere capace di agire, e di agire da solo. Non puoi avere in un thriller un personaggio che dice: “Oh, chiamo casa!”, “Oh, chiamo la polizia!”. Non puoi avere l'azione. Non puoi avere la suspense.

Ti riferisci naturalmente alla protagonista della Trilogia di Biancaneve. Lumikki, la protagonista, è in effetti un personaggio molto forte: ha deciso di isolarsi rispetto a un mondo che non è stato generoso con lei, ma i crimini in cui si imbatte la costringono a confrontarsi con la realtà esterna. Come ti è venuta precisamente l'idea del thriller?
Ho letto molti thriller e mi sono piaciuti molto. Ma non ho mai pensato di poterne scrivere, che fossero una cosa per me. Ma nella primavera 2011 ero a Francoforte, in vacanza. Mi sono trovata in una libreria. Sono andata agli scaffali con i libri per i ragazzi e ho visto che c'erano molti thriller. Naturalmente, sappiamo che in Germania amano qualunque cosa che contenga crimini. In Finlandia non avevamo thriller per adolescenti. Ho pensato: potrebbe essere qualcosa che potrei scrivere? Ho pensato: ci proverò, perché mi interessa come scrittrice. E poi ho pensato che As red as blood [Rosso il sangue] sarebbe stato un titolo perfetto per un thriller, e poi ho pensato che sarebbe stato necessario anche un libro dal titolo As white as snow, e che dopo doveva esserci un libro intitolato As black as ebony. Così, ero lì a Francoforte in una libreria, avevo tre libri nella mia testa, e dovevo solo scriverli.

C'è qualche autore thriller che ti ha ispirato?
Sono una grande estimatrice dello scrittore norvegese Jo Nesbø, che ha scritto la serie di Harry Hole, il poliziotto che vive e lavora a Oslo. Mi piace davvero molto il suo lavoro. Se qualcuno che ha letto molti suoi lavori, legge i miei libri... ci sono molti indizi... come degli “Hello”. Non che abbia cercato di imitarlo, ma mi appartiene.

Cosa pensi “faccia la differenza” nei tuoi romanzi, in rapporto ai tanti thriller che invadono il mercato editoriale?
Penso che siano molte componenti: sono thriller per adolescenti; c'è la Finlandia, e i suoi inverni freddissimi nel primo libro; c'è Lumikki Andersson, che è indipendente, forte, come un lupo solitario; poi ci sono le fiabe.

Come ti è venuta l'idea di inserire elementi fiabeschi? Ad esempio, in Rosso il sangue Lumikki scopre la verità quando arriva a un party tenuto nella grande casa di un misterioso Orso Polare.
Dai titoli, naturalmente. Che sono ricavati da Biancaneve. Quindi volevo usare elementi fiabeschi. Ma anche in Without a trace e Elsewhere c'è un sostrato fiabesco, dato dalla Sirenetta di Andersen. Sono sempre stata interessata alle fiabe.

Perché?
Perché tutti conosciamo le fiabe classiche. Se senti il nome di Biancaneve, l'immagine scatta subito nella tua mente. Biancaneve è parte della nostra tradizione culturale; appartiene all'Europa, ma a tutto il mondo, in verità. Da qui la scelta di avere una fiaba come traccia da riempire poi con altri elementi.

La tua trilogia parla di crimini legati al mondo della droga (come in Rosso il sangue), delle sette religiose, del bullismo. C'è anche la volontà di trattare problemi critici della società contemporanea nella tua Trilogia?
Certo, anche. Ma non direi che i problemi sociali siano al centro dei miei romanzi. È che, quando hai un crimine, deve esserci qualcosa di cattivo e di pericoloso, capace di creare suspense. Quindi penso sempre: quale crimine può essere?

Come definiresti il tuo stile?
Lo definirei molto versatile. Mi piace usare differenti elementi nei miei testi. C'è lo stile da fiaba, ma posso usare anche uno stile veloce e duro, adatto all'azione. Anche nei dialoghi cambio stile, a seconda dei personaggi. Alcuni dicono anche il mio stile è poetico quando scrivo di sentimenti o descrivo la natura, l'inverno...

Cosa vorresti che ricevessero i lettori dai tuoi libri?
Spererei che, dopo aver compiuto il loro viaggio con Lumikki dal primo all'ultimo libro, avessero un po' del coraggio che Lumikki ha conquistato dopo essere passata attraverso tutte le sue sfide. Spererei che si sentissero più forti, anche.

Consigli per giovani scrittori?
Naturalmente leggete e scrivete molto, ma penso sia importante che scriviate su qualcosa che amate, che odiate, di cui avete paura. Non esitate quando scrivete perché avete tutto il mondo, potete scrivere qualunque cosa. Non abbiate paura. Io penso che la paura ci trattenga dal fare quello che vogliamo fare e dall'essere quello che vogliamo essere. Quindi, osate.

(già qui: http://www.sulromanzo.it/blog/intervista-a-salla-simukka-a-maggio-nelle-librerie-il-suo-thriller-per-ragazzi-rosso-il-sangue)

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