In
Italia non è ancora conosciuta, ma grazie alla Mondadori lo sarà
presto. Parlo di Salla Simukka,
la giovane autrice finlandese
di thriller
per ragazzi di cui, dal prossimo maggio, sarà possibile leggere
Rosso
il sangue.
Si tratta del primo volume della Trilogia
di Biancaneve,
che ha riscosso uno straordinario successo internazionale. Infatti,
dopo il prestigioso Premio Topelius 2013 per i romanzi Without
a trace e
Elsewhere,
Salla Simukka ha visto i suoi ultimi tre lavori pubblicati in 40
Paesi. Anzi, 41: l'ultimo aggiuntosi alla lista è il Vietnam. In
attesa dell'uscita del suo primo romanzo
in
Italia, l'abbiamo incontrata alla Bologna Children's Bookfair 2014.
Quando
hai iniziato a scrivere?
Avevo
nove anni quando ho pensato per la prima volta che avrei voluto
essere una scrittrice. Ho cominciato così a scrivere le mie storie.
Ma avevo 18 anni quando ho partecipato a un concorso per scrivere un
romanzo per adolescenti. Quello è stato il mio primo libro
pubblicato, nel 2002. In italiano il titolo sarebbe più o meno
Quando
gli angeli guardano altrove.
Cosa
ti ha spinto a prendere la penna in mano?
Ho
letto molto da bambina, ma mi piaceva anche creare le mie storie,
l'idea che potevo creare qualcosa che anche altri potevano creare.
Questo mi ha fatto continuare a scrivere. Dato che mi piaceva tanto
leggere, volevo essere io a offrire agli altri la stessa esperienza,
lo stesso divertimento che io provavo leggendo.
Ci
sono autori che ti hanno ispirato?
Soprattutto
autori scandinavi come Astrid
Lindgren
e Tove
Jansson,
ma anche Le
cronache di Narnia e
Il
signore degli Anelli,
naturalmente.
I
temi che ami trattare sono la solitudine, la difficoltà nei rapporti
interpersonali, la difficoltà di fidarsi di qualcuno, il coraggio.
Perché sei così legata a queste tematiche?
Penso
perché si tratta di tematiche che appartengono molto al mondo degli
adolescenti, anzi sono universali.
Non
sei forse stata ispirata anche dalla realtà in cui hai vissuto, in
particolare dalla cultura finlandese?
Sì.
Penso che in Finlandia gli adolescenti si sentano piuttosto soli
molte volte nella loro vita, perché noi incoraggiamo i giovani a
essere indipendenti, a volte in modi che li lasciano soli. E questo
li influenza molto.
Perché
questa indipendenza è così importante?
Forse,
è una strategia di sopravvivenza. Abbiamo passato tempi difficili in
Finlandia. È come voler ricordare a noi stessi che ognuno deve stare
in piedi da solo.
Come
vedi gli adolescenti di oggi nel tuo Paese?
Io
penso che siano cambiati grazie a internet e alla possibilità di
essere connessi più facilmente. Anche se vivi in un piccolo paese e
ti senti diverso, hai internet e puoi trovare altri giovani che la
pensano come te, che ascoltano la tua stessa musica, che leggono i
tuoi
stessi libri...
Perché
hai deciso di scrivere romanzi per adolescenti?
È
iniziato quando ho scritto il mio primo romanzo, perché avevo 18
anni: ho scritto del mondo in cui vivevo e che conoscevo. Poi ho
continuato, ma senza averne la volontà precisa. Quando ho l'idea per
un romanzo, non penso: “Devo scrivere per bambini o per giovani o
per adulti”. Ma scrivere per l'adolescenza mi interessa, perché
dai 14 ai 25 anni succedono così tante cose nella vita di una
persona, nella sua identità, nel modo in cui vede il mondo, in cui
si relaziona agli altri. Penso che questi siano gli anni che rendono
una persona quello che è.
Without a trace |
La
dimensione dell'altrove, dell'ignoto da affrontare, è presente in
tutti i tuoi romanzi, anche se in modi diversi. Ad esempio, in
Without
a trace
(2012) la protagonista Emmi, che ha 15 anni, sente di non avere nulla
e non sa ancora chi è. I suoi genitori non si curano di lei e non ha
amici. Decide allora di fuggire, per essere almeno “la ragazza
scomparsa”. Questo ti ha probabilmente portato a scrivere thriller,
come per una sorta di espansione.
Sì.
Lumikki Andersson non riesce a fidarsi di nessuno a causa del suo
passato. Ha avuto pessime esperienze con gli altri. Quindi vuole
cavarsela da sola e fare tutto da sola. Questo la rende il
personaggio perfetto per un thriller, dove il protagonista deve
essere capace di agire, e di agire da solo. Non puoi avere in un
thriller un personaggio che dice: “Oh, chiamo casa!”, “Oh,
chiamo la polizia!”. Non puoi avere l'azione. Non puoi avere la
suspense.
Ti
riferisci naturalmente alla protagonista della Trilogia
di Biancaneve.
Lumikki, la protagonista, è in effetti un personaggio molto forte:
ha deciso di isolarsi rispetto a un mondo che non è stato generoso
con lei, ma i crimini in cui si imbatte la costringono a confrontarsi
con la realtà esterna.
Come
ti è venuta precisamente l'idea del thriller?
Ho
letto molti thriller e mi sono piaciuti molto. Ma non ho mai pensato
di poterne scrivere, che fossero una cosa per me. Ma nella primavera
2011 ero a Francoforte, in vacanza. Mi sono trovata in una libreria.
Sono andata agli scaffali con i libri per i ragazzi e ho visto che
c'erano molti thriller. Naturalmente, sappiamo che in Germania amano
qualunque cosa che contenga crimini. In Finlandia non avevamo
thriller per adolescenti. Ho pensato: potrebbe essere qualcosa che
potrei scrivere? Ho pensato: ci proverò, perché mi interessa come
scrittrice. E poi ho pensato che As
red as blood
[Rosso
il sangue]
sarebbe stato un titolo perfetto per un thriller, e poi ho pensato
che sarebbe stato necessario anche un libro dal titolo As
white as snow,
e
che dopo doveva esserci un libro intitolato As
black as ebony.
Così,
ero lì a Francoforte in una libreria, avevo tre libri nella mia
testa, e dovevo solo scriverli.
C'è
qualche autore thriller che ti ha ispirato?
Sono
una grande estimatrice dello scrittore norvegese Jo
Nesbø,
che ha
scritto la serie di Harry Hole, il poliziotto che vive e lavora a
Oslo. Mi piace davvero molto il suo lavoro. Se qualcuno che ha letto
molti suoi lavori, legge i miei libri... ci sono molti indizi... come
degli “Hello”. Non che abbia cercato di imitarlo, ma mi
appartiene.
Cosa
pensi “faccia la differenza” nei tuoi romanzi, in rapporto ai
tanti thriller che invadono il mercato editoriale?
Penso
che siano molte componenti: sono thriller per adolescenti; c'è la
Finlandia, e i suoi inverni freddissimi nel primo libro; c'è Lumikki
Andersson, che è indipendente, forte, come un lupo solitario; poi ci
sono le fiabe.
Come
ti è venuta l'idea di inserire elementi fiabeschi? Ad esempio, in
Rosso
il sangue Lumikki
scopre
la verità quando arriva a un party tenuto nella grande casa di un
misterioso Orso Polare.
Dai
titoli, naturalmente. Che sono ricavati da Biancaneve. Quindi volevo
usare elementi fiabeschi. Ma anche
in Without
a trace
e Elsewhere
c'è un sostrato fiabesco, dato dalla Sirenetta
di
Andersen. Sono sempre stata interessata alle fiabe.
Perché?
Perché
tutti conosciamo le fiabe classiche. Se senti il nome di Biancaneve,
l'immagine scatta subito nella tua mente. Biancaneve è parte della
nostra tradizione culturale; appartiene all'Europa, ma a tutto il
mondo, in verità. Da qui la scelta di avere una fiaba come traccia
da riempire poi con altri elementi.
La
tua trilogia parla di crimini legati al mondo della droga (come in
Rosso
il sangue),
delle sette religiose, del bullismo. C'è anche la volontà di
trattare problemi critici della società contemporanea nella tua
Trilogia?
Certo,
anche. Ma non direi che i problemi sociali siano al centro dei miei
romanzi. È che, quando hai un crimine, deve esserci qualcosa di
cattivo e di pericoloso, capace di creare suspense. Quindi penso
sempre: quale crimine può essere?
Come
definiresti il tuo stile?
Lo
definirei molto versatile. Mi piace usare differenti elementi nei
miei testi. C'è lo stile da fiaba, ma posso usare anche uno stile
veloce e duro, adatto all'azione. Anche nei dialoghi cambio stile, a
seconda dei personaggi. Alcuni dicono anche il mio stile è poetico
quando scrivo di sentimenti o descrivo la natura, l'inverno...
Cosa
vorresti che ricevessero i lettori dai tuoi libri?
Spererei
che, dopo aver compiuto il loro viaggio con Lumikki dal primo
all'ultimo libro, avessero un po' del coraggio che Lumikki ha
conquistato dopo essere passata attraverso tutte le sue sfide.
Spererei che si sentissero più forti, anche.
Consigli
per giovani scrittori?
Naturalmente
leggete e scrivete molto, ma penso sia importante che scriviate su
qualcosa che amate, che odiate, di cui avete paura. Non esitate
quando scrivete perché avete tutto il mondo, potete scrivere
qualunque cosa. Non abbiate paura. Io penso che la paura ci trattenga
dal fare quello che vogliamo fare e dall'essere quello che vogliamo
essere. Quindi, osate.
(già qui: http://www.sulromanzo.it/blog/intervista-a-salla-simukka-a-maggio-nelle-librerie-il-suo-thriller-per-ragazzi-rosso-il-sangue)
(già qui: http://www.sulromanzo.it/blog/intervista-a-salla-simukka-a-maggio-nelle-librerie-il-suo-thriller-per-ragazzi-rosso-il-sangue)
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